«A quarant’anni dalle prime mie scritture - elementari giudizi - mi sono accorto che, sempre, il vino - così individuo, puro, nazionale, armonico - stava sopra, che non bastavano a darne il “senso” le parole, fossero pure di slancio ed invenzione. Meglio, mille volte meglio, abbandonarsi ai coinvolgimenti, suggestioni, abbracci, penetrazioni, che via via nell’assaggio emergono, non materici ma intellettuali, e segnarli.» L’affermazione è del grande Veronelli che ha fatto scuola a più di qualche generazione con la sua vena inesauribile di neologismi riguardanti le sensazioni che il vino è capace di trasmettere. Spesso la verità del vino è inafferrabile, intraducibile ed occorre riconoscere l'inefficacia delle parole. Tant'è che il vino diviene una bevanda godibile, anche senza l'uso della parola, per il privilegio che esso possiede di comunicare con forza, di commuovere per la sua innata eloquenza.